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Author: Veronica Perotto

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Distanze tra edifici: cosa dobbiamo sapere

Dicembre 8, 2023by Veronica PerottoEdilizia0

Oggi cerchiamo di capire quali sono le regole riguardo le distanze minime da mantenere tra gli edifici. Quando occorrono 3 metri, quando 5 e quando 10 e, soprattutto, come facciamo quando questi limiti non possono essere mantenuti?

Quali leggi regolano le distanze tra edifici

Capire a quali regole attenersi in materia di distanze tra edifici non è semplice. L’argomento è disciplinato dagli articoli 873, 874, 875 e 876 del Codice Civile.

Distanze tra edifici
Distanze tra edifici

In particolar modo, l’articolo 873 dice: “Le costruzioni su fondi finitimi, se non sono unite o aderenti, devono essere tenute a distanza non minore di tre metri. Nei regolamenti locali può essere stabilita una distanza maggiore”.

Ci sono da tenere altri parametri in considerazione, come le pareti finestrate. In questo caso, l’articolo 9 del 2 aprile 1968 n. 1444, impone “la distanza minima di dieci metri tra pareti finestrate e pareti di edifici antistanti, le distanza tra fabbricati non si misurano in modo radiale, come invece avviene per le distanze rispetto alle vedute, ma in modo lineare tracciando linee perpendicolari tra gli edifici”.

Inoltre, sempre l’articolo 9 parla di edifici di nuova costruzione, dicendo: “L’obbligo di mantenere una distanza minima assoluta di dieci metri tra le proprie pareti finestrate e le pareti degli edifici antistanti. Tale norma, però, vede per la sua applicazione la necessaria sussistenza di una frontalità tra i due edifici e ciò comporta che, in caso di assenza del presupposto, non si assista ad alcuna violazione”.

Distanze tra edifici: tre metri

Capire le leggi non è semplice. Cerchiamo di fare chiarezza.

In alcuni casi è sufficiente una distanza minima da rispettare di tre metri. Partiamo dal presupposto che non si può mai scendere al di sotto di questa distanza minima, a meno che i fabbricati non siano costruiti adiacenti o in aderenza sul confine.

Secondo la legge il principio di prevenzione temporale è applicabile a chi costruisce per primo, anche se l’urbanistica locale non prevede una distanza minima.

Cinque metri

Ciò vuol dire che chi costruisce per primo impone la distanza minima da rispettare e coloro che costruiscono successivamente non possono fare altro che attenersi a tali regole.

Distanze tra edifici
Distanze tra edifici

Chi costruisce per primo può decidere di costruire in appoggio o in aderenza al confine evitando, così, qualsiasi distanza minima, che dovrà essere, però, mantenuta da chi costruisce successivamente.

Se, invece, chi costruisce per primo non costruisce in aderenza al confine, ma arretra tenendo una certa distanza, consente a chi costruire successivamente un margine maggiore per rispettare le regole sulle distanze tra edifici.

Dobbiamo, inoltre, tenere in considerazione le regolamentazioni urbanistiche locali. Sebbene quella generale stabilisca che debbano esserci almeno tre metri tra un edificio e l’altro, la maggior parte dell’urbanistiche locali stabilisce che questa distanza debba essere di cinque metri.

Dieci metri

In alcuni casi la distanza minima di tre o cinque metri non è sufficienza e ci si spinge fino a una distanza minima di 10 metri.

Ciò avviene quando gli edifici antistanti hanno almeno una parete finestrata. In questo caso entra in gioco anche l’indice di visuale libera che regolamenta non solo le distanze tra gli edifici ma anche le distanze con i confini di proprietà, con i confini stradali e le altezze.

Distanze tra edifici: eccezioni

Ci sono alcune eccezioni alle normali regole che abbiamo esaminato fino ad ora. Queste sono:

  • Interventi di risanamento conservativo.
  • Ristrutturazioni di edifici ubicati nelle zone omogenee A, ovvero nei centri e nei nuclei storici.
  • Gruppi di edifici che formano oggetto di piani particolareggiati o lottizzazioni convenzionate.
  • Deroghe previste per il risparmio energetico, come la realizzazione di un cappotto termico.
  • Deroghe territoriali.

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Rete porta intonaco per una parete perfetta

Novembre 3, 2023by Veronica PerottoCostruzioni0

La rete porta intonaco è un’ottima soluzione per rendere perfetta una parete che ha bisogno di consolidamento, sia che essa sia una facciata o una parete interna.

Rete porta intonaco, intonaco armato e reti antifessurazione

Quando parliamo di questo tipo di consolidamento murario possiamo sentire diversi termini: rete porta intonaco, intonaco armato, reti antifessurazione, ecc.

Rete porta intonaco
Intonaco armato

I termini rete porta intonaco e intonaco armato possono essere considerati dei sinonimi, i quali indicano praticamente lo stesso tipo di intervento.

Anche rete porta intonaco e reti antifessurazione possono essere considerati sinonimi, in quanto utilizzano delle caratteristiche specifiche del prodotto per nominarlo. L’intonaco armato, infatti, ha come caratteristiche proprio l’antifessurazione e il porta intonaco.

Cos’è la rete porta intonaco

L’intonaco armato è una soluzione sempre più utilizzata per il consolidamento delle facciate esterne degli edifici o delle pareti interne. Esso viene utilizzato in fase di ristrutturazione, quando le pareti necessitano di opere e interventi di consolidamento.

L’intonaco armato garantisce un’alta resistenza meccanica, migliorando la stabilità della parete, l’aderenza dell’intonaco al substrato e apporta anche un notevole miglioramento sismico.

Materiali utilizzati

La rete porta intonaco non è una tecnologia moderna, ma viene utilizzata già dagli anni ’80. Nonostante ciò è ancora la principale proposta quando si effettua una ristrutturazione.

Rete porta intonaco
Le reti vengono vendute in rotoli

Negli anni, però, sono stati migliorati i materiali utilizzati. Inizialmente, infatti, venivano utilizzate delle reti metalliche. Oggigiorno si utilizzano principalmente le reti in fibra di vetro o le reti in polipropene.

Le reti in fibra di vetro vengono utilizzate nelle pareti particolarmente esposte alle sollecitazioni o nella realizzazione del cappotto termico.

Le reti in polipropene, invece, vengono utilizzate laddove non si necessitano di particolari caratteristiche come quelle prima citate.

Intonaco armato senza rete metallica

In molti casi vengono ancora utilizzate le vecchie reti porta intonaco in metallo. Ma perché dovremmo prediligere un intonaco armato con materiali più moderni?

La rete porta intonaco in fibra di vetro o in polipropene ha diversi vantaggi:

  • Proprietà antifessurazione.
  • Attività porta intonaco.
  • Inerzia chimica totale.
  • Riduzione del ritiro dell’intonaco.
  • Duttilità.
  • Leggerezza.
  • Flessibilità.
  • Sagomabilità.
  • Azione meccanica, antisismica e statica.

Quando è consigliato l’utilizzo

In quali casi è consigliata l’applicazione di un intonaco armato in fase di ristrutturazione?

  • L’intonaco è rovinato e presenta tracce di fessurazione.
  • Degrado generale dell’intonaco.
  • Cattiva qualità dei materiali utilizzati in fase di costruzione.
  • Cattiva posa dell’intonaco in fase di costruzione.
  • Penetrazione di acqua e umidità.
  • Crepe visibili.

Caratteristiche della rete porta intonaco

La caratteristica principale dell’intonaco armato è quella di migliorare la stabilità e il consolidamento della parete che richiede l’intervento.

Rete porta intonaco
Parete danneggiata

Inoltre l’intonaco armato è:

  • Leggero.
  • Ha un’elevata azione antifessurazione.
  • Ha un’elevata azione porta intonaco.
  • Riduce e controlla il ritiro dell’intonaco.
  • Ha ottime prestazioni meccaniche.
  • Ha una totale inerzia chimica.

Alla rete possono essere aggiunte anche altre caratteristiche, a seconda delle esigenze. Possono essere implementate le caratteristiche ignifughe, ad esempio.

Applicazione

L’applicazione e la posa della rete porta intonaco deve essere effettuata da un esperto. Essa prevede diverse fasi:

  • Pulitura: innanzitutto si elimina completamente il vecchio intonaco e le parti di muratura danneggiate. Dopodiché si esegue un idrolavaggio di tutta la superficie.
  • Messa a vivo della muratura.
  • Posizionamento della rete: solitamente si sovrappongono diversi strati, fino a raggiungere i 10 cm di spessore.
  • Getto del secondo strato di intonaco, avendo cura di coprire completamente la rete, per evitare la formazione di bolle e piegature.

L’intonaco armato non prevede l’utilizzo di specifiche tipologie di malta. La malta può essere a base cementizia, calce idraulica, pozzolana, ecc. Solitamente è il progettista a scegliere il tipo di malta, a seconda della tipologia di muratura sulla quale stiamo effettuando l’intervento.

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Geocompositi cementizi: cosa sono e vantaggi

Settembre 29, 2023by Veronica PerottoEdilizia0

I geocompositi cementizi hanno la flessibilità dei geosintetici e la resistenza del calcestruzzo. Si tratta di un materiale innovativo che deve ancora trovare il suo spazio nell’edilizia, ma che potrebbe rivelarsi molto utile, ad esempio, laddove vi è rischio idrologico. Scopriamo insieme cosa sono e quali sono i vantaggi dei geocompositi cementizi.

Cosa sono i geocompositi cementizi

I geocompositi cementizi fanno parte della macrocategoria dei materiali geosintetici, nello specifico fanno parte della famiglia dei GCCM (Geosynthetic Cementitious Composite Mats).

Si tratta di un materiale innovativo, flessibile come i geosintetici ma resistente e robusto come il calcestruzzo fibrorinforzato.

Questo materiale è rigido, durevole, impermeabile, resistente all’abrasione e con un’alta prestazione meccanica e idraulica.

Esso viene prodotto in rotoli, posato e bagnato. Dopo essere stato correttamente idratato esso fa presa e indurisce, come il cemento.

Cosa sono i geosintetici

Come dicevamo, i geocompositi cementizi fanno parte della grande famiglia di materiali geosintetici. Ma cosa sono i materiali geosintetici?

Con il termine geosintentico si indicano tutti i materiali che contengono almeno un componente prodotto da polimeri naturali o sintetici.

Tutti i materiali geosintentici hanno elevate proprietà meccaniche e idrauliche e il loro principale campo di applicazione è l’edilizia geotecnica. Tuttavia, essi trovano anche numerosi altri campi d’applicazione.

Come sono fatti i geocompositi cementizi

I geocompositi cementizi si presentano in rotoli, che vanno srotolati e posati sulla superfice. Essi sono formati da diversi strati sovrapposti, così composti:

  • Lo strato inferiore: impermeabile, realizzato con una geomembrana in PVC.
  • Lo strato centrale: composto da un’armatura tessile che garantisce la resistenza meccanica e idraulica del materiale. Questo strato è composto da una matrice fibrosa saturata da una miscela di calcestruzzo secco.
  • Lo strato superiore: è uno strato fibroso idrofilo ed è lo strato che viene idratato durante la posa.

    Geocompositi cementizi
    Geocompositi cementizi

L’idratazione dei geocompisiti cementizi

La parte dell’idratazione del geocompositi cementizio è fondamentale per la buona riuscita della posa.

Quando prendiamo il rotolo prima della posa esso è soffice e flessibile. Ciò ci consente una perfetta posa, anche in caso di curvature complesse. Finita la fase della posa il materiale viene idratato e il materiale inizia a indurirsi. Esso sviluppa un guscio cementizio e, in 24 ore, ha raggiunto l’80% della sua resistenza definitiva.

Primi impieghi

Il geocomposito cementizio, in particolar modo il Concrete Canvas, è stato scoperto da una ricerca effettuata da Concrete Canvas Shelter, il cui scopo era quello di trovare una soluzione per la realizzazione di abitazioni temporanee e di emergenza.

I Concrete Canvas Shelter, così realizzati sono resistenti alle intemperie, al fuoco e ai proiettili, tanto che l’esercito inglese li ha utilizzati in guerra in Afghanistan.

La soluzione è stata anche presentata alla Triennale di Milano nel 2008.

Il materiale si è poi rivelato molto utile in diversi contesti, tra cui: opere geotecniche, opere idrauliche, vie e trasporti, ingegneria naturalistica, edilizia generale.

Un altro impiego di questo materiale che possiamo ammirare lo troviamo al MAXXI di Roma, dove esso è stato utilizzato per rivestire le sedute e aumentare lo spazio esterno del museo, stimolando l’interazione del corpo umano con l’arredo urbano.

Vantaggi

Sebbene questo materiale non sia ancora largamente diffuso nel settore dell’edilizia pubblica e privata esso presenta diversi vantaggi.

Geocompositi cementizi
Non necessita di strumenti di miscelazione

Innanzitutto, essendo un materiale in rotolo, non necessita di tutti gli impianti e le attrezzature di miscelazione normalmente utilizzate per la posa del cemento. Si tratta anche di un materiale a bassa massa. Ciò vuol dire che abbiamo bisogno di meno quantitativo di materiale per realizzare un’opera.

Tutto ciò si traduce in costi minori e in tempi di posa ridotti.

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Container: servono i permessi per costruire?

Settembre 8, 2023by Veronica PerottoEdilizia0

Le costruzioni con i container possono essere di diverso tipo. Spesso vengono utilizzati come uffici temporanei nei cantieri o come magazzini. Tuttavia, ultimamente si stanno diffondendo sempre di più e i loro impieghi sono molteplici, in alcuni casi addirittura abitativi.

Ma servono i permessi per costruire per installare un container? Ecco tutto ciò che dovremmo sapere a riguardo.

Cosa sono i container

Con il termine container si indica, letteralmente, un contenitore. In questo caso si tratta di un contenitore di enormi dimensioni, più o meno delle stesse dimensioni di una stanza.

Container
Container a uso carico e scarico merci

Il loro utilizzo principale è quello del trasporto merci e del carico e scarico delle stesse. Li possiamo vedere spesso nei cantieri, nei porti e nelle aree di stoccaggio.

Non si tratta di un’installazione vera e propria, più che altro di un bene mobile, anche se essi possono stazionare nello stesso posto per lungo tempo. Tuttavia, questo punto specifico può cambiare, a seconda della destinazione d’uso dello stesso.

Se non vengono utilizzati per lo scopo per il quale sono stati pensati, ovvero il carico e lo scarico delle merci, essi potrebbero dover rispettare alcune norme specifiche, come il titolo abitativo edilizio.

Per cosa vengono utilizzati

Come dicevamo, il loro scopo principale è quello di contenitore, di carico e scarico merci. Essi sono stati creati pensando a questa destinazione d’uso ma, con il tempo, si è scoperto che sono davvero multifunzionali e che si adattano a una lunga lista di esigenze diverse.

Sempre in ambienti quali cantieri, porti o grandi industrie (ma non solo) i container possono svolgere la funzione di ufficio, di deposito o di magazzino.

Alcuni possono essere riconvertiti in ambienti abitativi o igienici, come bagni, spogliatoi, chalet e alloggi temporanei.

Case container

Uno degli ultimi utilizzi in linea temporale è quello domestico. Esistono delle vere e proprie case container. Spesso sono i privati a scegliere questa soluzione per risparmiare sull’opera edilizia e per poterla realizzare quasi interamente con il fai da te.

Case container
Case container

I vantaggi principali sono l’economicità e la velocità di realizzazione e installazione. Ovviamente, si tratta di soluzioni più precarie, rispetto a una struttura edilizia, eppure in alcuni casi è la soluzione migliore.

Ci sono molti esempi nel mondo. In Germania, ad esempio, è stata realizzata una struttura interamente costituita da container, per far fronte a un grande flusso migratorio. Ad oggi sono stati realizzati alloggi container per 2400 rifugiati.

Ad Amsterdam, in Olanda, invece, è stata realizzato un enorme complesso per la Casa dello Studente, interamente in container.

La situazione in Italia

In Italia il loro utilizzo in ambienti privati è molto limitato, anche se in fase d’espansione. Più che altro non si tratta di soluzioni abitative vere e proprie, ma di dependance e casette della piscina.

Il loro utilizzo, invece, è molto diffuso in ambienti pubblici, cantieri e uffici. In particolare un progetto sta cercando di riciclare i vecchi container navali per dar loro nuova vita.

Container: servono i permessi per costruire?

Arriviamo ora alla domanda principale: servono i permessi per questo tipo di costruzione?

Case container
Case container

Se essi svolgono il loro ruolo principale di carico e scarico la risposta è no. Diverso è il discorso se essi vengono utilizzati per soluzioni a lungo termine, come uffici, ambienti lavorativi, magazzini e depositi. In questo caso occorre il rilascio di uno specifico titolo abilitativo edilizio.

Il problema principale è la precarietà dell’opera. Tenendo conto, infatti, solamente di questo elemento non dovrebbe essere considerata un’opera edilizia. Tuttavia, il decreto specifico su questo argomento dice: “Non possono essere considerati manufatti destinati a soddisfare esigenze meramente temporanee quelli destinati a un’utilizzazione perdurante nel tempo, di talché alterazione del territorio non può essere considerate temporanea, precaria o irrilevante”.

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Piscina: quali permessi occorrono

Agosto 28, 2023by Veronica PerottoGiardino0

Quali permessi occorrono per costruire una piscina interrata? La piscina fuori terra, invece, non ha bisogno di permessi? Quando occorrono comunque? Scopriamo insieme tutto quello che dobbiamo sapere in merito ai permessi e alle normative per costruire una piscina.

Piscina interrata e fuori terra

La piscina interrata è, senza dubbio, il sogno di molti. Sogno, purtroppo spesso irrealizzabile. Per realizzare una piscina interrata andiamo incontro a una serie di problemi che riguardano i lavori per la sua realizzazione, i permessi, la burocrazia, i costi, i tempi, ecc.

In alcuni casi l’unica soluzione possibile è una piscina fuori terra.

In generale, la piscina interrata richiede uno spazio esterno molto ampio dove sia possibile effettuare i lavori edili, con regolari permessi. Essa richiede l’intervento di ditte specializzate e un iter burocratico da intraprendere con il proprio comune di residenza.

Le piscine fuori terra, invece, sono la soluzione ideale se non si vuole spendere troppo né in termini di denaro che di tempo, ma anche a livello di lavori e opere edili.

Piscina interrata residenziale

Dobbiamo, inoltre, regole e normative diverse da rispettare se la piscina interrata è residenziale, ovvero ad uso domestico, all’interno del giardino privato di un’abitazione.

Piscina interrata
Piscina interrata

Le piscine residenziali sono tutte quelle piscine ad uso prettamente familiare. Da questa categoria sono, quindi, escluse le piscine condominiali, dei b&b, degli hotel e tutte le piscine pubbliche.

Ovviamente, le piscine residenziali necessitano di meno permessi rispetto a una piscina pubblica e dobbiamo intenderle per uso esclusivamente privato. Non ci sarà permesso farla diventare pubblica, se non seguendo un iter per il cambio di destinazione d’uso.

Quali permessi occorrono?

Per ottenere il permesso di costruire una piscina nel proprio giardino dobbiamo, innanzitutto, fare i primi due fondamentali passaggi:

  • Scoprire se il terreno è sottoposto a vincoli.
  • Presentare la SCIA.

Per scoprire se ci sono vincoli particolari legati al territorio o al comune di residenza, dobbiamo rivolgerci all’ufficio Edilizia Private del comune di residenza.

Nel caso non ci sono vincoli possiamo procedere presentando la SCIA redatta da un professionista, per poter iniziare con i lavori.

Terreno sottoposto a vincoli

Se il terreno dove vogliamo costruire è sottoposto a vincoli l’iter da seguire sarà un po’ più lungo, ma non impossibile. Sia che i vincoli siano paesaggistici o urbanistici, la cosa che dobbiamo fare è sempre richiedere il permesso di costruire.

Piscina fuori terra
Piscina fuori terra

Se il permesso verrà accettato allora potremo procedere presentando la SCIA al comune e iniziando, quindi, i lavori.

Una volta terminati i lavori non dimentichiamoci di chiudere la SCIA presentata al comune di residenza.

Anche nel caso della ristrutturazione di una piscina interrata già esistente dobbiamo presentare la SCIA di inizio lavori al comune.

L’IVA

Un elemento al quale dobbiamo prestare attenzione è l’IVA. Costruendo una piscina interrata, infatti, potremo usufruire dell’IVA agevolata dal 4% al 10%.

  • Iva al 4%. Per usufruire dell’IVA agevolata al 4% dobbiamo essere idonei alle agevolazioni sulla prima casa. Ovvero non dobbiamo essere titolare di un’altra abitazione nello stesso comune nel quale si trova l’abitazione dove stiamo costruendo la piscina. Inoltre, non dobbiamo avere diritti di proprietà, usufrutto, uso, abitazione o nuda proprietà su un’altra abitazione.
  • Iva al 10%. Se non siamo idonei a usufruire delle agevolazioni sulla prima casa, possiamo comunque accedere alle agevolazioni al 10%, sempre che l’abitazione in questione non rientri nelle categorie catastali di lusso.
  • Abitazione di lusso. Infine, se l’abitazione dove stiamo costruendo la piscina rientra tra le abitazioni castali di lusso A/1, A/8 o A/9 non possiamo accedere alle agevolazioni sulla IVA, ma essa sarà regolarmente applicata al 22%.

Piscina fuori terra

Nel caso in cui non vogliamo o non possiamo realizzare una piscina interrata possiamo sempre optare per una bella soluzione fuori terra. Essa non richiede alcun permesso comunale.

Ci sono, però, particolari, come le piscine semi interrate, pedanate o terrazzate. In questi casi bisogna fare attenzione a non utilizzare opere murarie, come un pedanamento in calcestruzzo. In questo caso, infatti, diventa un’opera muraria e necessita del permesso di costruire.

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Trasformare un negozio in abitazione

Agosto 7, 2023by Veronica PerottoEdilizia0

È possibile trasformare un negozio o un locale commerciale in abitazione? Scopriamo come fare dal punto di vista legale, edilizio ed energetico.

Destinazione d’uso

La cosa più importante quando prendiamo in considerazione una struttura o un’edifico è la sua destinazione d’uso. Questa indica lo scopo di quell’intero edificio o delle singole unità.

Un ufficio o un negozio possono diventare degli appartamenti, ma dobbiamo cambiarne la destinazione d’uso.

La destinazione d’uso di un’unità immobiliare può essere un’abitazione privata, un locale commerciale, un locale agricolo, ecc.

Trasformare un negozio in abitazione: cambio ufficiale al catasto

È possibile dal punto di vista legale cambiare la destinazione d’uso di un immobile e trasformare un negozio in abitazione. Tuttavia, per renderlo possibile dobbiamo seguire un iter ben preciso ed effettuare un cambio ufficiale al catasto.

Trasformare un negozio in abitazione
Cambio destinazione d’suo

Il proprietario dell’immobile ha la piena facoltà di cambiare la destinazione d’uso di un immobile, sempre se questo è previsto dalle disposizioni urbanistiche della località e non ci siano vincoli civili.

Trasformare un negozio in abitazione: i passaggi da seguire

Per cambiare la destinazione d’uso di un immobile e trasformare un negozio in abitazione dobbiamo seguire i seguenti passaggi:

  • Verificare la possibilità di cambio della destinazione d’uso. Per farlo bisogna consultare il Piano Regolatore del Comune.
  • Verificare che il locale soddisfi i requisiti minimi necessari per diventare un’abitazione.
  • Comunicazione al catasto.
  • Effettuare i lavori di ristrutturazione

Verificare la possibilità di cambio della destinazione d’uso

Non è vietato per legge il cambio della destinazione d’uso di un locale, in modo da trasformare un negozio in abitazione, sebbene dobbiamo assicurarci che il Piano Regolatore del Comune lo preveda.

Se il locale in questione si trova all’interno di un condominio anche il regolamento condominiale potrebbe vietare il cambio della destinazione d’uso.

Prima di proseguire con i lavori dobbiamo ottenere i permessi per il cambio di destinazione d’uso e per i lavori di ristrutturazione necessari.

Requisiti minimi da soddisfare

Per trasformare un negozio in abitazione questo deve soddisfare dei requisiti minimi, in modo da essere considerato abitabile.

Trasformare un negozio in abitazione
Ristrutturazione

Questi comprendono l’assenza di abusi edilizi, i requisiti igienico-sanitari, l’agibilità, i permessi di costruire. Ma anche la metratura dei locali, l’illuminazione, l’altezza dei soffitti.

Dal punto di vista dell’illuminazione, ad esempio, le abitazioni hanno requisiti diversi da soddisfare rispetto ai locali commerciali. Esse necessitano di un adeguato apporto di luce naturale e di finestre in ogni spazio.

Infine, gli immobili necessitano anche di un documento che attesti l’efficienza energetica. In tal senso, gli spazi abitativi e i locali commerciali devono rispettare normative diverse, perciò dobbiamo assicurarci di rientrare nei minimi specificati per le abitazioni.

Trasformare un negozio in abitazione: lavori di ristrutturazione

Se il locale non rispetta qualcuno dei requisiti richiesti per diventare un’abitazione possiamo sempre fare dei lavori di ristrutturazione per riuscire a soddisfarli.

Ciò può riguardare dei lavori che ci consentiranno di migliorare l’efficienza energetica o altri che ci permettono di raggiungere i requisiti igienico-sanitari.

Inoltre, dovremo considerare che, con molta probabilità, dovremo creare un progetto che divide al meglio gli spazi, in modo da dividere l’area giorno dall’area notte o creare nuove stanze.

È praticamente impossibile riuscire ad ottenere un cambio di destinazione d’uso senza dover effettuare qualche lavoro edilizio.

Quasi sempre per trasformare un negozio in abitazione occorrerà fare opere di muratura, di coibentazione e di sostituzione degli infissi.

Se conviene o meno cambiare la destinazione d’uso e trasformare un negozio in abitazione dipende molto da tutti i lavori di ristrutturazione che occorrono e dalle esigenze del proprietario.

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Trasformare un tetto in terrazzo

Luglio 29, 2023by Veronica PerottoCostruzioni0

Tutti sognano di avere un terrazzo da poter sfruttare con la bella stagione, ma non sempre, sfortunatamente, ciò è fattibile. In molti si domandano se sia possibile trasformare un tetto in terrazzo. Scopriamo insieme quando questo è possibile e come fare.

Tetto e terrazzo: analogie e differenze

Il tetto e il terrazzo sono entrambi elementi conclusivi di un edificio e quelli che coprono la parte alta dello stesso. Entrambi hanno la funzione di proteggere il fabbricato e gli abitanti al suo interno e di smaltire le acque piovane.

Trasformare il tetto in terrazzo
Trasformare il tetto in terrazzo

Il tetto può essere inclinato, mentre il terrazzo è sempre una copertura piana. Questo elemento potrebbe essere l’ostacolo maggiore se si decide di trasformare un tetto in terrazzo.

Inoltre, i due elementi si comportano in modo diverso dal punto di vista statico, fisico e tecnico.

Spesso un tetto inclinato viene sfruttato per aumentare gli spazi interni dell’abitazione e adibito a sottotetto o soffitta. Tuttavia, sempre più spesso si sente l’esigenza di aumentare gli spazi esterni.

Allora, come possiamo fare per trasformare il tetto in uno spazio esterno abitabile?

Elementi che dobbiamo considerare

Prima di capire come fare per trasformare il tetto in terrazzo ci sono alcuni elementi che non dobbiamo dimenticarci di considerare:

  • Aspetti urbanistici: dobbiamo verificare se l’intervento sia ammissibile nelle norme tecniche, nei regolamenti, nelle norme di tutela ambientale locali, regionali e nazionali.
  • Aspetti civilistici: dobbiamo verificare il rispetto delle distanze e il diritto dei terzi alle vedute.
  • Aspetti statici, fisici e tecnici: dobbiamo considerare che un terrazzo è una superficie piana che comporta un carico maggiore sull’intera struttura, oltre a una trasmissione del calore diversa e una diversa resistenza all’acqua.
  • Contesto: ovviamente il contesto è molto diverso se stiamo parlando di un condominio o di una casa singola. In un condominio il tetto è una parte comuna, a meno che esso non sia di proprietà di un solo condomino.

Trasformare un tetto in terrazzo: i primi passi

Prima di iniziare i lavori per trasformare un tetto in terrazzo dobbiamo passare per tutta la parte procedurale.

Trasformare il tetto in terrazzo
Trasformare il tetto in terrazzo

Si tratta di un intervento di ristrutturazione edilizia e, come tale, necessita della SCIA o del permesso di costruire. Abbiamo inoltre bisogno di un collaudo statico e di una verifica dell’agibilità degli interventi.

Rimuovere la struttura esistente, per crearne una nuova, cambia completamente i carichi gravitazionali della struttura, per questo abbiamo bisogno di un’attenta verifica prima di iniziare i lavori. A questa seguirà una valutazione della sicurezza dell’edificio.

A questo punto dobbiamo decidere il tipo di terrazzo che vogliamo costruire:

  • Solaio collaborante in legno o lamiera.
  • Solaio in laterocemento con soletta in calcestruzzo collaborante.
  • Solaio alveolare e lastre autoportanti in cemento armato e precompresso.
  • Terrazzo a tasca. Quest’ultimo viene utilizzato quando il tetto è pendente e il suo interno è già utilizzato come sottotetto. In questo caso lo spazio esterno risulterà minore, ma non modifica la sagoma complessiva dell’edificio e perciò è perfetto in presenza di vincoli paesaggistici.

    Terrazzo a tasca
    Terrazzo a tasca

La ristrutturazione

Partendo con i lavori sono tanti gli elementi che dobbiamo considerare:

  • Isolamento: è un aspetto fondamentale, in quanto il terrazzo è anche a tutti gli effetti la copertura dell’edificio. Dobbiamo quindi scegliere tra tetto caldo o tetto rovescio, a seconda dei calcoli termotecnici apportati.
  • Impermeabilizzazione: è lo stesso discorso dell’isolamento, il terrazzo è la copertura dell’edificio e per questo deve essere perfetta impermeabilizzato.
  • Pavimentazione: per rendere un tetto abitabile la pavimentazione è un elemento essenziale. Essa deve rispettare tutti i parametri di un pavimento da esterno: resistenza al calpestio, resistenza allo scivolamento, resistenza al carico, resistenza alle condizioni climatiche, basso assorbimento dell’acqua.
  • Parapetto: ovviamente, dobbiamo mettere in sicurezza il nostro terrazzo con un parapetto. Nel far farlo non dimentichiamoci dell’intersezione tra parapetto e copertura, dove la parola d’ordine è, anche in questo caso, impermeabilizzazione.

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Assicurazione casa e detrazioni fiscali

Giugno 24, 2023by Veronica PerottoEdilizia0

Ci sono vari motivi per i quali dovremmo assicurare la nostra abitazione. Oggi andiamo a scoprire tutto quello che c’è da sapere sull’assicurazione casa e le detrazioni fiscali che la riguardano.

Cos’è l’assicurazione casa

L’assicurazione casa copre l’abitazione e tutto ciò che è contenuto in essa. Dobbiamo fare attenzione, perché non si tratta della stessa polizza dell’assicurazione contro gli incendi o della proprietà.

La polizza in questione copre la casa e il suo contenuto, ma non tutto il resto. Ad esempio, se l’automobile prende fuoco non sarà coperta da questo tipo specifico di assicurazione

Una polizza specifica contro gli incendi copre anche l’auto parcheggiata all’interno del perimetro delle abitazioni o anche altri veicoli, come barche o moto d’acqua.

Proprietari e affittuari

L’assicurazione casa non è obbligatoria, anche se spesso gli istituti di credito la richiedono e diventa un piano finanziario fondamentale per tutti i proprietari di casa.

Assicurazione casa
Assicurazione

Se siete in una casa in affitto l’assicurazione non è obbligatoria. Ma se siete i proprietari e affittate la casa o una parte di essa (anche solamente una stanza) essa è obbligatoria.

Se ci troviamo in condominio, inoltre, la situazione è un po’ diversa e, solitamente, siamo coperti da un’assicurazione globale.

L’assicurazione globale è stipulata dall’amministratore condominiale e protegge l’intero condominio in caso di danni, quali incendio, allagamento, responsabilità civile. La copertura riguarda sia tutte le aree condominiali che le singole abitazioni private. Inoltre, comprende anche i danni causati dalla struttura a terzi.

Cosa copre l’assicurazione casa

Possiamo così riassumere la copertura dell’assicurazione casa:

  • Copertura beni personali: copre tutti i danni sui beni personali presenti all’interno dell’abitazione, in caso di furto o danneggiamento. Danneggiamento può essere intenso a causa di incendio, forte vento o altri eventi specificati nella polizza.
  • Protezione responsabilità civile: copre in caso qualcuno si fa male all’interno della proprietà.

Vantaggi

L’assicurazione casa offre vantaggi alla vostra abitazione, ai vostri beni e alla vostra famiglia. In particolar modo è vantaggiosa perché ci risarcisce in caso di perdite, per furto o atti vandalici, e per i danni causati da eventi catastrofici, come incendi, inondazioni, terremoti.

Assicurazione casa
Assicurazione

Inoltre, è la scelta che i proprietari tengono in considerazione nel caso stanno acquistando una nuova abitazione o ristrutturando quella che già possiedono.

Detrazione del 19% sull’assicurazione casa

L’articolo 15 comma 1 del Testo Unico sulle imposte sui redditi prevede la detrazione del 19% sull’assicurazione casa.

La normativa è stata introdotta nel 2018 con la Legge di Bilancio e riguarda tutte le polizze stipulate a partire dal 1° gennaio 2018. Rientrano nella detrazione anche quelle polizze stipulate prima di tale data ma con rinnovo successivo al 1° gennaio 2018.

Si tratta di una detrazione Irpef del 19% e riguarda l’assicurazione casa che copre eventi calamitosi che colpiscono le unità immobiliari residenziali e le pertinenze, ma non riguarda le polizze che coprono solo le pertinenze.

Inoltre, possono beneficiare della detrazione fiscale anche l’assicurazione casa sottoscritta dal condominio con riferimento alle singole unità immobiliari e alle relative pertinenze.

Condizioni per la detrazione Irpef del 19%

La detrazione Irpef del 19% sull’assicurazione casa spetta al contraente indipendentemente dall’intestazione dell’immobile.

Le condizioni per richiedere la detrazione sono le seguenti:

  • Se si ha un reddito complessivo inferiore a 120 mila euro la detrazione spetta per intero. Successivamente a questa cifra la detrazione inizia a decrescere fino ai 240 mila euro. Superati i 240 mila euro non si ha diritto alla detrazione del 19%.
  • La spesa deve essere tracciabile, ad esempio attraverso versamento bancario o postale.
  • La polizza deve essere stata stipulata successivamente al 1° gennaio 2018.
  • Se si possiede una polizza multirischio, la detrazione del 19% si calcola solamente sulla parte riguardante gli eventi calamitosi.

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Umidità di risalita: come liberarsene

Giugno 3, 2023by Veronica PerottoEdilizia0

Uno dei problemi più comuni e fastidiosi delle nostre case è l’umidità, in particolar modo l’umidità di risalita. Ecco cos’è e cosa possiamo fare per liberarcene definitivamente.

Umidità di risalita: cos’è e perché si forma

L’umidità di risalita è anche detta umidità capillare ascendente dal terreno, proprio perché l’acqua risale verticalmente dal terreno, dal basso verso l’alto.

Umidità di risalita
Umidità di risalita

Perché succede questo? Probabilmente l’impermeabilizzazione della casa manca o è stata fatta male. Forse ci sono stati degli errori di progettazione o sono stati utilizzati materiali di bassa qualità che stanno iniziando a cedere.

Quando si realizza una casa bisogna pensare all’impermeabilizzazione, la quale deve essere sia verticale che orizzontale.

Una delle prime cose da fare in fase di costruzione è pensare all’impermeabilizzazione dell’immobile, per evitare problemi futuri legati all’umidità.

Conoscere le cause

Quando ci ritroviamo di fronte a un problema di umidità di risalita dobbiamo, innanzitutto, conoscere le cause.

Umidità di risalita
Umidità di risalita

Spesso si pensa di risolvere il problema con qualche soluzione palliativa, la quale, tuttavia, si rivela essere solamente provvisoria.

È inutile, quindi, perdere tempo, soldi e pazienza con soluzioni provvisorie, come prodotti “nascondi problema”. Nascondere il problema non servirà ad eliminarlo.

Per eliminare il problema dobbiamo conoscere le cause. Dopodiché le soluzioni esistono. Queste possono essere nuovi materiali bioedili, sistemi in grado di invertire l’umidità di risalita, ecc.

Rotture idrauliche

Una delle cause principali dell’umidità di risalita è una rottura idraulica. Ciò può verificarsi in qualsiasi contesto abitativo, sia nelle abitazioni singole che nei grandi condomini. Se appuriamo che il problema sia un guasto idraulico dobbiamo agire prontamente per risolverlo.

In questo caso l’unica soluzione è trovare il guasto e ripararlo. La rottura va riparata quanto prima, per evitare che il problema degeneri e che i danni causati dall’umidità di risalita diventano irreversibili. Qualsiasi intervento volto solamente a risolvere il problema dell’umidità non porterà alcun beneficio, ma servirà solamente a coprire il danno temporaneamente.

Umidità di risalita capillare dal terreno

L’umidità di risalita capillare dal terreno non è causata da danni al sistema idraulico, ma da problemi di impermeabilizzazione delle fondamenta e della casa. L’acqua risale dal terreno sottostante all’abitazione e si manifesta in maniera molto chiara.

Umidità di risalita
Umidità di risalita

Questo tipo di problema deteriora l’intonaco, che si stacca e mostra i materiali di costruzione. Inizialmente vediamo degli aloni scuri, che proseguono con lo sfarinamento e il distacco dell’intonaco. I danni più lievi si fermano a pochi centimetri dal pavimento, ma nei casi più gravi può risalire su tutta la parete compromessa.

Anche in questo caso eliminare o coprire l’umidità e riparare ai danni estetici, e quindi l’intonaco della parete, sono soluzioni provvisorie, che non eliminano il problema.

Tuttavia, in questo caso, e per lo meno nei casi meno gravi, ci sono soluzioni più pratiche, veloci e meno invasive, rispetto ai danni da rotture idrauliche.

Soluzioni

Risolvere il problema dell’impermeabilizzazione della casa dalle basi è impossibile. Andare a toccare la struttura stessa comporta grandi lavori di ristrutturazione spesso infattibili, fortunatamente ci sono soluzioni meno invasive.

Alcune delle soluzioni per risolvere definitivamente il problema sono le seguenti:

  • Sistemi antiumidità: si tratta di dispositivi in grado di invertire il processo di risalita dell’acqua, rimandandola nel terreno. Questi strumenti lavorano per elettrosmosi o inversione di polarità e bloccano l’umidità impedendole di risalire. In questo modo la parete ha il tempo di asciugarsi completamente. Attenzione, però, perché rischiamo che il problema si sposti al pavimento. Non sempre, ma in alcuni casi può succedere.
  • Barriera chimica: questa soluzione consiste nel fare una serie di buchi nei quali viene inserita una soluzione chimica che crea una barriera impermeabilizzabile. È una soluzione che va a sostituire il vecchio taglio muro, pratica molto dannosa per i rischi sismici.

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Ponteggi: cosa sono e normative

Maggio 6, 2023by Veronica PerottoEdilizia0

I ponteggi sono opere provvisionali, ovvero strutture di servizio temporanee che servono a facilitare il lavoro durante le opere edilizie. Scopriamo insieme cosa sono, quali tipologie esistono e cosa dice la normativa a riguardo.

Cosa sono i ponteggi

I ponteggi sono opere provvisionali utilizzate solo durante i lavori. Terminati i lavori queste vengono rimosse e spesso possono essere riutilizzate per le opere edilizie successive.

Ponteggi
Ponteggi

Sono caratterizzate da una struttura reticolare che permette ai lavoratori (muratori, pittori, ecc) di raggiungere ogni punto dello scheletro dell’edificio sul quale stanno lavorando.

Si tratta di una struttura provvisoria utilizzata da sempre in ambito edilizio. Andando indietro nel tempo, questi erano realizzati in legno. Oggi sono per lo più in acciaio o in alluminio.

Queste strutture temporanee vengono utilizzate per facilitare tutti i lavori edili e non solo, dalla realizzazione di un nuovo edificio, ai lavori di manutenzione, fino al recupero delle opere edilizie. I ponteggi vengono utilizzati per raggiungere diverse altezze, altrimenti irraggiungibili. Anche nel caso di altezze raggiungibili con l’ausilio di una semplice scala si predilige comunque il ponteggio. Esso dona una capacità di movimento maggiore e rende il lavoro molto più semplice e comodo, rispetto a quanto sarebbe con una scala.

Cosa dice la normativa

Cosa dice la normativa in materia di ponteggi?

Ponteggi
Ponteggi

Un ponteggio non adeguato può rappresentare un grave rischio per i lavoratori, per questo esso deve essere a norma e deve seguire le regole imposte dalle specifiche normative.

I requisiti che un ponteggio deve avere sono elencati nel Testo Unico sulla Sicurezza sul Lavoro. Precisamente essi sono riportati nel Dlgs 8 aprile 2008, n. 81.

In particolar modo il Testo Unico parla dei “lavori in quota”. I ponteggi, infatti, vengono utilizzati per raggiungere altezze notevoli.

“Nei lavori in quota, devono essere adottate, seguendo lo sviluppo dei lavori stessi, adeguate impalcature o ponteggi o idonee opere provvisionali o comunque precauzioni atte ad eliminare i pericoli di caduta di persone e di cose”.  

Tipologie di ponteggi

Esistono principalmente tre tipologie di ponteggi. La scelta del tipo di ponteggio migliore dipende da diversi elementi: l’opera edilizia da realizzare, la posizione, lo spazio disponibile, la specificità del cantiere, ecc.

Ponteggio a tubi e giunte

Si tratta della tipologia di ponteggio più tradizionale, robusta, duttile e ampiamente utilizzata. È anche la più vecchia e la più ingombrante.

Ponteggi
Ponteggi

Per realizzarla serve un vero e proprio progetto e si tratta di una struttura piuttosto complessa da montare e smontare. Il progetto deve essere molto precisa perché non sarà modificabile nel corso dei lavori. Inoltre, bisogna struttura molto bene anche la superficie di appoggio, la struttura è pesante e il sistema di ancoraggio ingombrante.

Nonostante ciò questa struttura presenta notevoli vantaggi, che l’hanno resa la più utilizzata: è robusta, duttile, flessibile e non necessita di molta manutenzione. Su di essa è possibile posizionare teli o cartelloni pubblicitari.

Ponteggi a telai prefabbricati

Si tratta di un ponteggio meno robusto del precedente, ma più facile da montare e smontare. Solitamente è utilizzato per opere edilizie meno complesse.

I costi di manutenzione sono molto più contenuti.

Ponteggio su ruote o trabattello

Quest’ultima struttura è mobile ed utilizzata per i lavori meno complessi, quasi sempre di manutenzione e non di realizzazione.

Esso è costituito da elementi prefabbricati (tavole e tubi metallici), con una stabilità propria. Si tratta di una struttura poco ingombrante, che può essere spostata da un punto all’altro nel corso dei lavori di manutenzione.

Solitamente viene utilizzata per lavori di rifinitura veloci e rapidi, come l’imbiancatura e l’intonacatura.

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