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Author: Veronica Perotto

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Cos’è la cogenerazione

Maggio 10, 2024by Veronica PerottoElettrico0

La cogenerazione è la produzione combinata di energia elettrica e termica, a partire da una sola fonte di energia. Grazie a essa possiamo ottenere maggiore efficienza e sostenibilità. Scopriamola insieme.

Cogenerazione: definizione

Come si legge dal decreto legislativo 16 marzo 1999, n°79, articolo 2, comma 8, la cogenerazione è “la produzione combinata di energia elettrica e calore alle condizioni definite dall’Autorità per l’Energia Elettrica e il Gas, che garantiscono un significativo risparmio di energia rispetto alle produzioni separate”.

Cos’è la cogenerazione

Questo sistema utilizza un solo impianto, il quale viene alimentato da una sola fonte di energia primaria, per produrre contemporaneamente energia elettrica e termica.

Cogenerazione
Cogenerazione

In questo modo si garantisce un migliore rendimento energetico e, allo stesso tempo, l’energia termica prodotta dai processi di combustione non viene dissipata nell’ambiente, migliorando la sostenibilità dell’impianto stesso.

Normalmente un impianto che produce energia elettrica produce comunque una parte di calore, che viene normalmente dissipata nell’ambiente. Grazie a questa tecnologia, quella parte di calore viene recuperata e riutilizzata, con un notevole risparmio economico ed energetico.

Cogenerazione ad alto rendimento

La direttiva europea 2012/27 definisci i criteri secondo i quali un impianto di cogenerazione può essere definito ad alto rendimento. Tali criteri sono:

  • I risparmi di energia primaria prodotti devono essere pari ad almeno il 10% dei valori di riferimento per la produzione separata di energia elettrica e calore.
  • La produzione mediante unità di piccola e micro cogenerazione che forniscono un risparmio di energia può essere definita ad alto rendimento.

Come funziona un impianto

Partiamo da una normale centrale elettrica. Questa produce elettricità riscaldando l’acqua fino al punto di ebollizione, producendo del vapore, il quale azione una turbina che genera elettricità.

Cogenerazione
Cogenerazione

Per riscaldare l’acqua viene utilizzato un combustibile, che può essere carbone, petrolio o gas. Viene da sé che, in ogni fase di questo processo, c’è un grande spreco di energia.

Il calore generato, infatti, viene normalmente disperso nell’ambiente. Questo spreco può arrivare fino al 60% di energia.

Un impianto di cogenerazione recupera quel calore disperso nelle fasi di produzione dell’energia elettrica, convogliando l’acqua calda a un consumatore.

In questo modo lo spreco di energia scende a solo il 10% – 30%, con un notevole miglioramento dell’efficienza energetica.

Tipi di cogenerazione

Esistono diverse tipologie di cogenerazione. Eccone alcune:

  • Motore con turbina a gas: il calore derivante dai gas di scarico delle turbine viene riutilizzato, durante il processo attraverso il quale l’energia meccanica derivante dal gas fa muovere l’alternatore.
  • Motore a combustione interna: il calore viene recuperato attraverso il sistema di raffreddamento del motore o dal recupero dei gas di scarico.
  • Motore a biocombustibile: vengono utilizzati biocarburanti, riducendo il consumo di combustibili fossili e le conseguenti emissioni di carbonio.
  • CHP con turbina a vapore: utilizza l’impianto di riscaldamento come condensatore di vapore per la turbina.

Vantaggi

I vantaggi di questo tipo di impianti sono molteplici, a partire dal notevole risparmio economico ed energetico, a favore dell’efficienza energetica e della sostenibilità.

Ecco i principali vantaggi riscontrabili con questo sistema:

  • Migliore efficienza nel consumo energetico, grazie alla combinazione della produzione di due energie in un unico generatore.
  • Riduzione dei costi per l’energia.
  • Riduzione delle emissioni.
  • Diminuzione del rischio di interruzioni di corrente.
  • Incentivi economici per i progetti di efficienza energetica.
  • L’utilizzo di fonti di energia rinnovabili, come biomassa.
  • Soddisfare le esigenze di tutti i tipi di utenti.
  • Riduzione della dipendenza energetica.
  • Promozione dell’autosufficienza energetica.
  • Riduzione dell’importazione di energia.

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Strutture in acciaio: quando realizzarle e vantaggi

Aprile 26, 2024by Veronica PerottoMateriali0

 

Oggi vediamo come, quando e perché vengono realizzate, in edilizia, delle strutture in acciaio e quali sono i loro vantaggi e svantaggi.

Cos’è l’acciaio

L’acciaio è una lega metallica composta da ferro e carbonio, con altri elementi presenti in piccolissime quantità. Maggiore è la quantità di carbonio maggiore è la resistenza del materiale. Si presenta come un materiale omogeneo, isotropo e isoresistente.

Strutture in acciaio
Strutture in acciaio

Si tratta di un materiale da costruzione, utilizzato in una vasta gamma di costruzioni, come costruzioni in carpenteria metallica, opere in calcestruzzo armato e opere in calcestruzzo armato precompresso.

Tipologie di strutture in acciaio

L’acciaio viene utilizzato nell’ingegneria civile ed esso ha rivoluzionato l’intero settore edilizio, proprio grazie alle sue caratteristiche che lo rendono duttile, resistente e versatile.

Nell’ingegneria civile possiamo suddividere le strutture in acciaio in tre tipologie:

  • Strutture a profilo leggero: esse sono costituite da profili di base realizzate in lamiera sottile. I montanti e i traversi sono posizionati come nelle strutture in legno. Queste strutture sono leggere, durevoli e di facile installazione. Tuttavia, il loro utilizzo è limitato. In Italia, soprattutto, queste strutture sono davvero poco diffuse.
  • Strutture a profilo UNI: a differenza della precedente questa tipologia è molto più diffusa. Essa è caratterizzata da profili UNI (putrelle). Si tratta di profili estremamente versatili, disponibili in moltissimi formati. Sono facili da saldare e altamente versatili.
  • Strutture a profilo composito: si tratta di strutture realizzate con diversi elementi strutturali. Questo tipo di struttura è più costosa delle precedenti, ma le sue prestazioni sono anche maggiori. Esistono diverse tipologie di strutture a profilo composito, come la trave reticolare, i reticoli quadrati, gli alveolati e i collaboranti.

Quando vengono realizzate delle strutture in acciaio

Le strutture in acciaio vengono utilizzate in una vasta gamma di progetti edilizi. Vista la sua flessibilità e resistenza può essere utilizzata anche per le opere più complesse e di grande dimensione, come edifici commerciali e residenziali, ponti, grattacieli, centrali elettriche e piattaforme offshore.

Strutture in acciaio
Strutture in acciaio

Esse vengono spesso utilizzate anche nelle opere di riqualificazione di edifici già esistenti, per l’ampliamento, la messa in sicurezza o l’adeguamento sismico degli stessi.

Vantaggi

Sono diversi i motivi per quali scegliere una struttura in acciaio per una costruzione edilizia. I vantaggi di questo materiale di costruzione sono diversi.

  • Durabilità della struttura.
  • Qualità del materiale.
  • Non richiedono trattamenti protettivi o manutenzione regolare.
  • Leggerezza: grazie ad essa può essere utilizzato per massimizzare lo spazio.
  • La sua struttura è compatta, riducendo l’ingombro della stessa.
  • I tempi di realizzazione sono minori rispetto ai metodi tradizionali.
  • Flessibilità del materiale, grazie alla quale è possibile realizzare forme e volumi diversi.
  • Duttilità.
  • Resistenza sismica.
  • È altamente riciclabile.
  • Ha un lungo ciclo vitale.
  • I vari elementi della struttura sono facilmente collegabili.

    Strutture in acciaio
    Strutture in acciaio

Svantaggi

D’altro canto dobbiamo esaminare anche alcuni possibili svantaggi delle strutture in acciaio utilizzato in edilizia. Questi sono:

  • La lavorazione dell’acciaio richiede una manodopera altamente specializzata e certificata.
  • Elasticità: ciò vuol dire che questo tipo di materiale può deformarsi sotto carichi elevati se il progetto strutturale non è ben studiato. Tuttavia, non si romperà come succede, invece, con altri materiali da costruzione.
  • La progettazione della struttura deve essere attenta e accurata.
  • Corrosione: il materiale può essere esposto a fenomeni di ossido riduzione, se non trattato adeguatamente.
  • Instabilità.
  • Resistenza al fuoco: l’acciaio, se non adeguatamente protetto, può modificare le proprie caratteristiche meccaniche a seguito di un incremento eccessivo della temperatura, dovuto, ad esempio, da un incendio.

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Casa passiva: cos’è e come funziona

Aprile 5, 2024by Veronica PerottoEdilizia0

Nel settore delle abitazioni sostenibili e a impatto zero troviamo la casa passiva. Scopriamo insieme cos’è, come funziona e quali sono i suoi vantaggi.

Cos’è una casa passiva

Tutti gli edifici di nuova generazione devono essere costruiti tenendo conto del risparmio energetico e della sostenibilità ambientale. Perciò si ricerca l’ottimizzazione dei consumi, la riduzione dell’impatto ambientale, ecc.

Casa passiva
Casa passiva

In questo contesto troviamo una tipologia di costruzione chiamata casa passiva.

La casa passiva è un’abitazione a basso consumo energetico, altamente efficiente e tecnologicamente avanzato.

Essa si basa su un elevato comfort termico, evitando l’utilizzo dei sistemi di riscaldamento e di raffreddamento tradizionali.

Per evitare e ridurre gli impianti tradizionali essa deve essere costruita tenendo conto di determinati elementi e principi architettonici.

Come funziona

Sono diversi gli elementi che concorrono al corretto funzionamento di una casa passiva. Ecco quali sono:

  • Isolamento termico: grazie a un adeguato isolamento termico possiamo garantire una temperatura più o meno costante all’interno dell’abitazione. Ciò aumenta il comfort termico e riduce rischio di formazione di muffe e umidità.
  • Infissi termici: essi contribuiscono all’isolamento termico dell’abitazione. Ciò è possibile perché riducono la dispersione del calore, oltre ad assorbire il calore stesso e distribuirlo all’interno dell’abitazione.
  • Calore corporeo degli abitanti dell’abitazione e degli elettrodomestici distribuiti all’interno della stessa.
  • Energie rinnovabili: una casa passiva deve prediligere l’utilizzo di energie provenienti da fonti rinnovabili. Si possono sfruttare i pannelli solari termici, i pannelli fotovoltaici o l’energia geotermica proveniente dalle pompe di calore, o ancora utilizzare tetti verdi per l’isolamento termico.
  • Ventilazione controllata: si estrae l’aria esausta dall’interno dell’abitazione e viene immessa aria ricca di ossigeno proveniente dall’esterno. Ciò garantisce un adeguato ricambio di aria senza dispersione di calore.

Vantaggi di una casa passiva

Sono numerosi i vantaggi di vivere in una casa passiva. Ecco i principali:

  • Elevato comfort termico.
  • Riduzione dell’impatto ambientale.
  • Aria filtrata e pulita, più salubre e salutare per gli abitanti della casa.
  • Qualità della struttura: solitamente essa è più solida e duratura, garantendo prestazioni ottimali e minori interventi di manutenzione.
  • Progettazione secondo standard rigidi.

    Casa passiva
    Casa passiva

Principi base da seguire per la progettazione

Dobbiamo tenere conto di alcuni principi base da seguire per la progettazione della nostra casa passiva. Questi elementi vanno inseriti obbligatoriamente all’interno della progettazione e della costruzione dell’edificio affinché esso rientri in questa categoria. Questi sono:

  • Orientamento: l’orientamento dell’abitazione e degli infissi interni di essa è fondamentale per sfruttare al meglio l’irraggiamento solare. Se orientiamo il prospetto principale dell’abitazione a sud possiamo assorbire più radiazione solare, ottenendo un riscaldamento maggiore nei periodi invernali.
  • Rapporto di forma: esso è determinato dal rapporto tra la superficie disperdente dell’edificio e il volume riscaldato. Questo rapporto influenza le prestazioni energetiche dell’edificio.
  • Isolamento termico: esso può essere realizzato ponendo uno strato di materiale isolante sulle pareti esterne dell’edificio.
  • Serramenti termici: essi vengono realizzati con triplo vetro limitando al massimo la dispersione di calori. I serramenti ampi, invece, garantiscono un maggiore utilizzo del calore proveniente dal sole.
  • Assenza di ponti termici: questi potrebbero crearsi a causa di discontinuità nello strato di isolamento termico. I ponti sono anche la causa della formazione di muffa e umidità sulle pareti dell’abitazione.
  • Sistemi di ventilazione: i sistemi migliori forniscono continuamente aria pulita, priva di polveri, smog e umidità.
  • Tenuta dell’aria: essa contribuisce al comfort termico dell’abitazione, evitando la formazione di infiltrazioni d’aria, le quali possono essere anche la causa di danni strutturali all’edificio.

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Terreno edificabile: tutto quello che devi sapere

Marzo 29, 2024by Veronica PerottoProgettazione0

Se vogliamo costruire la nostra abitazione da zero il primo passo da fare è acquistare un terreno edificabile. Ecco tutto quello che dovresti sapere a riguardo, come scegliere quale comprare, come calcolarne il valore, quali sono i costi da sostenere.

Terreno edificabile: definizione

Un terreno si definisce edificabile quando soddisfa i requisiti minimi imposti per legge e può essere utilizzato per scopi edificatori.

Terreno edificabile
Terreno edificabile

Il passaggio da terreno agricolo a terreno edificabile porta numerosi vantaggi e il valore del bene aumenta notevolmente. In particolar modo il terreno agricolo viene tassato sulla base del reddito dominicale ed è iscritto al catasto dei terreni. Il terreno edificabile, invece, viene tassato sulla base del reddito generato, che solitamente è maggiore del reddito dominicale.

Requisiti di un terreno edificabile

Per far si che un terreno venga considerato edificabile, questo deve rispettare una serie di requisiti urbanistici previsti dalle autorità competenti. Lo strumento urbanistico adottato è quello del comune di riferimento, indipendentemente dall’approvazione della regione e dagli strumenti attuativi o piani specifici.

Terreno edificabile
Terreno

I requisiti da rispettare sono:

  • Zonizzazione: essa stabilisce il tipo di costruzioni consentite in una determinata area, che possono essere di tipo residenziale, commerciale o industriale.
  • Piano regolatore e piano urbanistico: sono gli strumenti di pianificazione che ci forniscono le indicazioni specifiche per quella determinata area. Queste indicazioni possono riguardare: l’altezza massima degli edifici, l’area di ingombro, la densità abitativa, i servizi, le norme riguardo la distanza dagli altri edifici, ecc.
  • Servizi e infrastrutture: il terreno deve avere accesso ai servizi minimi indispensabili, quali acqua, elettricità, strade e fognatura.
  • Vincoli ambientali e paesaggistici.

I requisiti da rispettare variano da zona a zona, da regione a regione, ma anche da un comune all’altro.

Valore del terreno edificabile

Innanzitutto è sempre bene ricordare che i terreni edificabili hanno un valore maggiore dei terreni agricoli e di conseguenza costano di più.

Terreno edificabile
Terreno

Sono diversi gli elementi che influenzano il valore del terreno in questione. Uno di questi elementi è l’indice di fabbricabilità, ovvero quanto è possibile costruire su quel determinato terreno. L’indice di fabbricabilità è dato dal rapporto tra la cubatura edificabile e la superficie totale del terreno.

A questo elemento se ne aggiungono altri, come: il prezzo del lotto al metro quadro, la superficie totale del terreno, il valore del mercato al metro quadro nella zona dove si trova il terreno, le condizioni economiche del momento in cui avviene la compravendita.

Il valore, e quindi il costo di un terreno edificabile, varia molto da zona a zona.

Costi da sostenere al momento dell’acquisto

Nel momento in cui decidiamo di acquistare un terreno edificabile ci sono una serie di spese che dobbiamo sostenere e queste spese sono tutte a carico dell’acquirente.

  • Imposta di registro.
  • Imposta ipotecaria.
  • Visure ipotecarie, catastali e camerali.
  • Imposta catastale.
  • Tassa per l’archivio notarile.

Declassazione del terreno

Come abbiamo detto il terreno edificabile ha un valore notevolmente maggiore di un terreno agricolo. Ma in alcuni casi è possibile e opportuno declassarlo. Ma quali sono le motivazioni che potrebbero portare alla declassazione del nostro lotto di terra edificabile?

  • Cambiamento della pianificazione urbana: le autorità locali potrebbero decidere di modificare il piano urbano perché, ad esempio, la comunità potrebbe aver bisogno di maggiori aree verdi o agricole, anziché di aree edificabili.
  • Riduzione della domanda di sviluppo: succede quando la domanda di nuove costruzioni si riduce e le autorità locali decidono di diminuire le aree edificabili.
  • Tutela ambientale: succede se c’è la necessità di tutelare la biodiversità del terreno o per ridurre il rischio di catastrofi naturali se, ad esempio, il terreno è a rischio idrogeologico.
  • Limitazioni tecniche e infrastrutturali: quando lo sviluppo edilizio è difficile e costoso.

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Tipologie di muratura

Marzo 8, 2024by Veronica PerottoEdilizia0

La muratura è uno degli elementi caratteristici di qualsiasi costruzione edilizia. Stiamo parlando di un muro e delle varie tecniche utilizzate per costruire una parete. Ne esistono di diversi tipi e possiamo classificarli per tipologia, materiali utilizzati, tecniche di costruzione, forma. Ecco una piccola guida alle varie tipologie.

Cos’è una muratura

“La muratura, in architettura e in edilizia, è la tecnica per costruire una parete in pietra naturali o artificiali”.

Il muro è una struttura verticale, che deve essere robusta, in modo tale da diventare l’ossatura portante di un edificio.

Muratura
Muratura

Questa struttura è costituita da un insieme di elementi resistenti, uniti insieme da un legante, il quale può essere malta, calce o cemento.

Una struttura muraria deve garantire alla struttura diverse funzioni fondamentali affinché questa possa esistere:

  • Funzione portante: la muratura è lo scheletro dell’edificio, senza di essa esso non potrebbe elevarsi.
  • Protezione dagli agenti atmosferici.
  • Isolamento termico.
  • Isolamento acustico.
  • Protezione ignifuga.
  • Protezione dagli eventi sismici.

Tipologie di muratura

La muratura è diventata importante in tempi relativamente recenti, in particolar modo per garantire una maggiore sicurezza durante gli eventi sismici. Fino agli anni ’80, infatti, l’attenzione era focalizzata più sul cemento armato che sulle murature.

Possiamo suddividere le tipologie di murature in base a:

  • I materiali
  • La tecnologia di posa

Le tipologie murarie possono essere suddivise in:

  • Muratura irregolare: costituita da elementi informi.
  • Sbozzata o semi regolare: costituita da un insieme di elementi lavorati e di forma pseudo regolare.
  • Muratura regolare: costituita da elementi dal taglio regolare.

    Muratura
    Muro in pietra

Possiamo, inoltre, suddividere le murature irregolari in:

  • Pietrame disordinata.
  • Conci sbozzati e parametri di spessore disomogeneo.
  • Pietre a spacco.
  • Irregolare di pietra tenera.

Possiamo, invece, suddividere le murature regolari in:

  • Conci regolari di pietra tenera.
  • Blocchi lapidei squadrati.
  • Mattoni pieni e malta di calce.
  • Mattoni semi pieni con malta cementizia.

Tipologie di muri

Queste sono bene o male le tipologie di muratura esistenti. Tuttavia, è bene fare un’ulteriore suddivisione delle tipologie di muri esistenti. Questi si suddividono in:

  • Muri portanti: hanno una capacità statica maggiore e tengono tutta la struttura dell’edificio in piedi.
  • Divisori: essi servono a dividere i diversi vani dell’abitazione.
  • Muri di tamponamento: vengono utilizzati per chiudere gli spazi tra le travi e i pilastri della struttura.

Muratura portante

Parlando nello specifico dei muri portanti, possiamo fare una suddivisione di essa tenendo conto della tipologia di materiali utilizzati:

  • Murature in pietra: si tratta della tecnica più antica, ma ancora oggi utilizzata in alcuni contesti. Per realizzarla si utilizzano pietre tagliate e impilate, le quali creano una struttura stabile e resistente.
  • Murature in laterizio (mattoni): questo materiale viene utilizzato per la realizzazione delle pareti portanti. Esso, infatti, è molto resistente e durabile.
  • Murature in calcestruzzo: questo materiale viene sempre più utilizzato nell’edilizia moderna. Esso è noto per la sua alta resistenza strutturale.

Materiali utilizzati

Suddividiamo ulteriormente le tipologie di muratura a seconda dei materiali utilizzati.

Le murature in laterizio, di cui abbiamo parlato prima, sono caratterizzate dall’utilizzo di mattoni. Esse si suddividono in:

  • Laterizio alveolato.
  • Laterizio forato.
  • Laterizi portanti.
  • Laterizio sismico forato con alloggi per armatura (muri portanti armati).
  • Laterizi pieni o semi pieni.

Per quanto riguarda le murature in pietra, invece, parliamo di una tecnologia molto antica, usata sin dai primissimi insediamenti umani. Spesso si utilizza la tecnica della posa a secco e vengono utilizzate diverse tecniche costruttive.

Posiamo suddividere la muratura in pietra in:

  • Muratura in pietra a secco.
  • Murature in pietra e calce.
  • Muratura a emplecton.

Oltre al laterizio e alla pietra è possibile realizzare murature in blocchi di cemento o cemento armato o con pannelli prefabbricati con materiali misti.

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Tipologie di fondazioni

Febbraio 23, 2024by Veronica PerottoEdilizia0

Possiamo trovare tipologie diverse di fondazioni degli edifici. Ognuna di esse ha le sue caratteristiche, che variano a seconda della tipologia del terreno, dell’entità del carico o del sistema costruttivo. Scopriamole insieme.

Fondazioni o fondamenta

Innanzitutto chiariamo un piccolo dubbio: si dice fondazioni o fondamenta? In realtà il termine tecnico preciso è fondazioni e non fondamenta.

Nonostante ciò il termine fondamenta è entrato nel tempo nell’immaginario comune di quelle che sono, in realtà, le fondazioni di un edificio. Ciò vuol dire che, ad oggi, possiamo considerare corretti entrambi i termini, ma se vogliamo utilizzare un linguaggio tecnico dovremmo utilizzare il termine fondazione.

A cosa servono le fondamenta?

Le fondazioni degli edifici sono la struttura portante del carico degli stessi e sono essenziali in un progetto edilizio.

Fondazioni
Fondazioni

Riassumendo, queste strutture hanno il compito di:

  • Assorbire il carico della struttura.
  • Trasmettere il carico dalla struttura al terreno.
  • Ancorare l’edificio al suolo.

Sostanzialmente, quando poniamo un grande carico (come un edificio) su un terreno, quest’ultimo si comprime con il rischio di cedimenti.

Per questa ragione è di vitale importanza che le fondamenta siano fatte tenendo conto del reale carico che devono supportare. Se questo non avviene si rischiano cedimenti o, addirittura, collassi.

Fondazioni superficiali e fondazioni profonde

Possiamo principalmente dividere le tipologie di fondamenta in due categorie:

  • Le fondazioni superficiali: le quali comprendono plinto, trave di fondazione, piastra di fondazione.
  • Le fondazioni profonde: quali comprendono palo di fondazione, micropalo.

La differenza sostanziale tra le due è il modo in cui esse interagiscono con il terreno. Le prime interagiscono con gli strati di terreno più superficiali, mentre le seconde interagiscono con gli strati di terreno più in profondità.

La differenza sta anche nel tipo di resistenza che esse esercitano. Le prime sviluppano una resistenza alla punta, ovvero la massima forza di compressione verticale che il sistema può esplicare. Le seconde, invece, sviluppano una resistenza laterale, ovvero la massima forza di attrito laterale che il sistema può esplicare.

Tipologie di fondamenta superficiali

Le fondazioni superficiali sono quelle più diffuse e vengono utilizzate in tutte le tipologie di terreno che non presentano particolari problematiche.

Fondazioni
Fondazioni

Possiamo distinguerle in:

  • Fondazione continua: l’edificio è costituito da una struttura continua, con muri portanti. In questo caso anche le fondamenta saranno continue, diventando un allargamento del muro. Negli edifici più vecchi le fondazioni erano costituite da un vero e proprio muro. Oggi il muro di questa tipologia di fondamenta si presenta con una sezione di calcestruzzo con un cordolo di cemento armato.
  • A trave rovescia: questo sistema si utilizza con le strutture ad elevazione a telaio. In questo caso si ribalta lo schema della travatura e si collegano tra di loro i pilastri della struttura con delle travi di fondazione rovesce.
  • A platea: questo sistema si utilizza con strutture particolari o in presenza di terreni deboli. Si tratta di un miglioramento delle fondamenta a trave rovescia, con l’aggiunta di un solettone inferiore.
  • A plinti: questo sistema si utilizza nel caso di strutture a telaio con carico elevato. Per realizzarla viene ampliata la base del pilastro con un plinto di forma piramidale. I diversi plinti vengono poi collegati tra di loro con cordolo di calcestruzzo.

Fondazioni profonde

Se ci troviamo di fronte a un terreno i cui strati superficiali non sono in grado di reggere il carico della struttura dobbiamo sviluppare delle fondazioni profonde. In poche parole dobbiamo aggrappare il nostro edificio agli strati di terreno più in profondità.

Per realizzare questo tipo di struttura si utilizzano dei pali che vengono letteralmente impiantati nel terreno fino a raggiungere gli strati di terreno in grado di reggere il carico.

Inizialmente questi pali erano di legno, con la punta, eventualmente, rinforzata in metallo. Oggi ne esistono di diverse tipologie (in calcestruzzo o con parti metalliche), così come esistono diverse tipologie di infissione, a seconda della tipologia di terreno.

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Mini guida alle categorie catastali

Febbraio 2, 2024by Veronica PerottoProgettazione0

Con le categorie catastali siamo in grado classificare gli immobili in base alle loro caratteristiche e alla loro destinazione d’uso. Scopriamo insieme quali sono.

Introduzione delle categorie catastali in Italia

Le categorie catastali in Italia sono state introdotte nel 1939, con il Decreto Regio n. 652, e da allora ci permettono di classificare le caratteristiche e la destinazione d’uso degli immobili.

Categorie catastali
Categorie catastali

“Accertamento generale dei fabbricati urbani, rivalutazione del reddito e formazione del nuovo catasto edilizio urbano” – Decreto Regio n.652.

Come conoscere la categoria catastale del proprio immobile

Conoscere la categoria catastale del proprio immobile è fondamentale per definirne la rendita catastale e calcolare il reddito imponibile secondo la tassazione.

Per conoscere la categoria del proprio immobile è sufficiente una visita al catasto del proprio comune o la verifica grazie al servizio online (non disponibile in tutti i comuni).

Gli unici dati che ci occorrono sono l’indirizzo dell’immobile, il nome e il cognome del proprietario e il suo codice fiscale.

Elenco categorie catastali in Italia

In Italia le categorie catastali sono divise in gruppi che vanno dalla A alla F. I gruppi A, B e C sono dedicati agli immobili a destinazione ordinaria, ovvero quelli del settore residenziale, ad uso urbano e del settore terziario. Solitamente sono queste le categorie che ci interessano.

Categorie catastali
Categorie catastali

Ci sono poi i gruppi D, E ed F che sono dedicati agli immobili a destinazione speciale, ovvero le grandi strutture produttive, come i centri commerciali, gli ospedali o le banche, le attività pubbliche e i luoghi di culto e gli immobili a categoria catastale fittizia.

Immobili a destinazione ordinaria

Come dicevamo, gli immobili a destinazione ordinaria sono quelli facenti parte dei gruppi A, B e C.

Nel gruppo A troviamo gli immobili del settore residenziale, così divisi:

  • A/1: Abitazioni di tipo signorile.
  • A/2: Abitazioni di tipo civile.
  • A/3: Abitazioni di tipo economico.
  • A/4: Abitazioni di tipo popolare.
  • A/5: Abitazioni di tipo ultrapopolare.
  • A/6: Abitazioni di tipo rurale.
  • A/7: Abitazioni in villini.
  • A/8: Abitazioni in villa.
  • A/9: Castelli, palazzi di eminenti pregi artistici o storici.
  • A/10: Uffici e studi privati.
  • A/11: Abitazioni o alloggi tipici dei luoghi.

Nel gruppo B troviamo gli immobili a uso urbano, ovvero destinati alla collettività. Essi sono così divisi:

  • B/1: Collegi e convitti, educanti, ricoveri, orfanotrofi, ospizi, conventi, seminari, caserme.
  • B/2: Case di cura e ospedali senza fine di lucro.
  • B/3: Prigioni e riformatori.
  • B/4: Uffici Pubblici.
  • B/5: Scuole e laboratori scientifici.
  • B/6: Biblioteche, pinacoteche, musei, gallerie, accademie, circoli ricreativi e culturali e attività similare senza scopo di lucro.
  • B/7: Cappelle ed oratori senza scopo di culto.
  • B/8: Magazzini sotterranei.

Nel gruppo C, infine, troviamo tutti gli esercizi del settore terziario, così divisi:

  • C/1: Negozi e botteghe.
  • C/2: Magazzini e locali di deposito.
  • C/3: Laboratori per arti e mestieri.
  • C/4: Fabbricati e locali per esercizi sportivi.
  • C/5: Stabilimenti balneari e di acque curative.
  • C/6: Stalle, scuderie, rimesse e autorimesse.
  • C/7: Tettoie chiuse o aperte.

Immobili a destinazione speciale o particolare

Nei gruppi D, E ed F, invece, troviamo gli immobili a destinazione speciale o particolare.

Nel gruppo D troviamo le grandi strutture produttive, così divise:

  • D/1: Opifici.
  • D/2: Alberghi e pensioni.
  • D/3: Teatri, cinematografi, sale per concerti e spettacoli.
  • D/4: Case di cura e ospedali.
  • D/5: Istituti di credito, cambio e assicurazione.
  • D/6: Fabbricati e locali per esercizi sportivi.
  • D/7: Fabbricati costruiti o adattati per le speciali esigenze di un’attività industriale.
  • D/8: Fabbricati costruiti o adattati per le speciali esigenze di un’attività commerciale.
  • D/9: Edifici galleggianti o sospesi assicurati a punti fissi del suolo.
  • D/10: Fabbricati per funzioni produttive connesse alle attività agricole.

Nel gruppo E troviamo le attività pubbliche e i luoghi di culto, così divisi:

  • E/1: Stazioni terrestri, marittime e aeree.
  • E/2: Ponti soggetti a pedaggio.
  • E/3: Costruzioni per speciali esigenze pubbliche.
  • E/4: Recinti chiusi per speciali esigenze pubbliche.
  • E/5: Fortificazioni.
  • E/6: Fari, semafori, torri per l’orologio comunale.
  • E/7: Fabbricati destinati ai culti.
  • E/8: Fabbricati all’interno dei cimiteri.
  • E/9: Edifici a destinazione particolare.

Infine, nel gruppo F troviamo gli immobili i quali non hanno ancora un’altra categoria catastale assegnata e sono in attesa di ricevere una categoria specifica.

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Barriere architettoniche: leggi e criteri obbligatori

Gennaio 26, 2024by Veronica PerottoProgettazione0

Oggi vediamo insieme quali sono le leggi e i criteri obbligatori per l’abbattimento delle barriere architettoniche nell’edilizia, sia pubblica che privata, al momento della creazione di un nuovo edificio o al momento di una ristrutturazione.

Cosa sono le barriere architettoniche

Ci sono delle cose che noi diamo per scontato, come salire qualche gradino di una scala o un ascensore stretto, che possono diventare un limite invalicabile per molte persone con disabilità.

Barriere architettoniche
Barriere architettoniche

Si stima che ci siano circa 87 milioni di persone con disabilità nell’Unione Europea. Le barriere architettoniche impediscono a queste persone di partecipare alla normale attività sociale nelle proprie città.

“La barriera architettonica è un ostacolo fisico, qualunque elemento costruttivo che impedisca, limiti o renda difficoltoso gli spostamenti, la mobilità o la fruizione di parti, attrezzature o servizi, specialmente da parte di persone con ridotta capacità motoria o sensoriale”.

Le barriere architettoniche in Italia

In Italia si inizia a parlare concretamente dell’abbattimento delle barriere architettoniche negli anni ’70, a seguito della Conferenza Internazionale di Stresa.

Tuttavia, già dall’entrata in vigore della Costituzione della Repubblica Italiana, nel 1948, l’Italia si è posta come obiettivo quello di aiutare le minoranze, come si può leggere nell’art. 3 della Costituzione:

“Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale. È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”.

Norme di riferimento nazionali

Sono tre le principali norme di riferimento che regolano la progettazione nell’ambito dell’edilizia sia pubblica che privata:

  • La legge 13/89: Disposizioni per favorire il superamento e l’eliminazione delle barriere architettoniche negli edifici privati.
  • La circolare ministeriale n.1669 del 22/06/1989.
  • Il DM 236/89: Prescrizioni tecniche necessarie a garantire l’accessibilità, l’adattabilità e la visibilità degli edifici privati e di edilizia residenziale pubblica sovvenzionata e agevolata, ai fini del superamento e dell’eliminazione delle barriere architettoniche.

Requisiti di qualità

Al momento della progettazione di un nuovo edificio attento alle tematiche dell’abbattimento delle barriere architettoniche bisogna tenere conto di alcuni requisiti minimi di qualità. Tali requisiti sono necessari per garantire anche alle persone con ridotta mobilità la fruizione di tutti gli spazi.

Barriere architettoniche
Barriere architettoniche

I requisiti sono riportati nel DM 236/89:

  • Accessibilità: è la possibilità per le persone con ridotta capacità motoria o sensoriale di accedere all’edificio e alle singole unità abitative e di fruire di tutti gli spazi e servizi in sicurezza e autonomia.
  • Visitabilità: è la possibilità per le persone con ridotta capacità motoria o sensoriale di accedere agli spazi di relazione sociale e ai servizi igienici.
  • Adattabilità: è la possibilità di modificare lo spazio nel tempo per renderlo in futuro completamente accessibile e fruibile anche da persone con ridotta capacità motoria o sensoriale.

L’accessibilità è il livello maggiore, il quale rende tutta la struttura fruibile alle persone con ridotta capacità motoria o sensoriale. La visitabilità è un livello intermedio, mentre l’adattabilità è il livello più basso e prevede la possibilità di rendere l’edificio accessibile in futuro, anche se al momento non lo è.

Gli edifici residenziali unifamiliari e plurifamiliari hanno il solo obbligo dell’adattabilità. Le singole unità immobiliari di edilizia residenziale devono essere adattabili e visitabili. Tuttavia, le aree comuni devono essere accessibili, con l’obbligo di ascensori per gli edifici che superano i tre piani.

Soluzioni per abbattere le barriere architettoniche

Spesso le singole unità immobiliari e le residenze unifamiliari presentano delle barriere architettoniche che, sebbene non regolamentate dalle leggi, creano degli impedimenti alle persone con ridotta capacità motoria o sensoriale.

Per abbattere queste barriere esistono diverse soluzioni più o meno invasive, come i montascale o i mini ascensori.

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Geosintetici: cosa sono e tipologie

Gennaio 5, 2024by Veronica PerottoMateriali0

In un precedente articolo abbiamo parlato nello specifico dei geocompositi cementizi, un materiale utilizzato al posto del calcestruzzo nel settore dell’edilizia. Tuttavia, questo non è l’unico materiale geosintetico. Ci sono molte sottocategorie in questa tipologia di materiale. Oggi vogliamo andarle a scoprire insieme.

Cosa sono i materiali geosintetici

I materiali geosintetici sono una categoria di materiali dove almeno uno dei componenti è prodotto da polimeri sintetici.

Geosintetici
Geosintetici

Questi materiali vengono impiegati in una vasta gamma di settori, a partire dalle opere geotecniche. Ma anche nelle opere idrauliche, nei trasporti, nell’ingegneria naturalistica e, più in generale, nell’edilizia.

A cosa servono questi materiali

I materiali geosintetici vengono utilizzati principalmente per le sue particolari caratteristiche meccaniche e idrauliche.

Dal punto di vista meccanico essi ricoprono funzioni di:

  • Separazione: evitano la penetrazione di materiali diversi tra loro.
  • Rinforzo: danno resistenza e deformità migliori.
  • Protezione: proteggono e riparano le superfici impermeabili.
  • Contenimento.
  • Antierosione: riducono l’erosione causata dall’acqua.

Dal punto di vista idraulico, invece, essi ricoprono funzioni di:

  • Filtrazione: consentono all’acqua di muoversi e filtrare, evitando la penetrazione delle particelle fini.
  • Drenaggio: drenano l’acqua e i fluidi dalle superfici poco impermeabili.
  • Impermeabilizzazione.

Settori di utilizzo

Come dicevamo, i materiali geosintetici vengono utilizzati in moltissimi diversi settori. Tra di questi troviamo le fondazioni, la meccanica dei terreni e il ripristino ambientali, di diversi tipi di terreni, come rilievi e scarpate, oltre a muri e strutture di sostegno.

Geosintetici
Geosintetici

Vengono utilizzati nella costruzione di strade e ferrovie, per le loro fondazioni, rilevati, strutture di sostegno, pavimentazioni d’asfalto, drenaggio e gallerie.

I materiali geosintetici vengono anche utilizzati per le costruzioni idrauliche, come dighe, canali, sponde, argini e bacini artificiali. Inoltre, vengono utilizzati per la costruzione di discariche, di spazi urbani all’aperto, come parcheggi, piazze o campi sportivi, e per diverse altre opere urbane.

Tipologie di materiali geosintetici

Vediamo le diverse tipologie di materiali geosintetici. Secondo l’International Geosynthetics Society la classificazione dei materiali geosintetici è la seguente:

  • Geotessili. I geotessili sono dei fogli di fibre tessute, non tessute, maglie o fili. Essi sono flessibili e permeabili. Essi vengono utilizzati principalmente per la separazione, il filtraggio, il drenaggio, il rinforzo e il controllo dell’erosione.
  • Geogriglie. Le geogriglie sono, come dice il nome, delle griglie con le maglie aperte. Esse vengono utilizzate principalmente per il rinforzo dei terreni.
  • Georeti. Anche le georeti hanno l’aspetto di griglie. Questo reticolo è composto da due serie di filamenti polimerici paralleli che si intersecano formando angoli acuti. Essi vengono utilizzati per consentire il passaggio di fluidi e gas.
  • Geomembrane. Le geomembrane sono dei fogli flessibili e impermeabili. Essi vengono utilizzati principalmente per isolare fluidi o gas.
  • Geocompositi. I geocompositi sono realizzati combinando due o più diversi materiali sintetici. Alcune tra le composizioni possibili sono: geotessile e georete, geotessile e geogriglia, georete e geomembrana, geosintetico e argilla, ecc.
  • Geocompositi bentonitici. Questa tipologia di geocompisiti, conosciuti con la sigla GCLs, si differenziano dagli altri perché durante la loro fabbricazione i diversi strati vengono interposti con uno strato di bentonite. La caratteristica principale di questo tipo di materiali è la loro incredibile capacità drenante.
  • Geotubi. Essi sono tubi polimerici utilizzati per drenare liquidi e gas.
  • Geocelle. Queste sono delle reti tridimensionali realizzate con strisce di materiale polimerico.
  • Geoschiume. Infine, le geoschiume sono realizzate per espansione di schiuma di poliestere e vengono utilizzate per la coibentazione.

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Frazionamento e accorpamento unità: cosa c’è da sapere

Dicembre 29, 2023by Veronica PerottoEdilizia0

C’è sempre molta confusione quando si parla di frazionamento e accorpamento di unità immobiliari. Quando è possibile farlo e quando no? Di quali titoli e permessi necessitiamo? Ecco tutto ciò che c’è da sapere a riguardo.

Frazionamento unità immobiliare

Con il termine frazionamento di unità immobiliare si intende la divisione di un’unita immobiliare in due o più porzioni autonome di dimensioni ridotte.

Le due o più unità devono avere tutte le caratteristiche per essere un’unità immobiliare, commerciale o abitativa completamente autonoma.

Accorpamento unità immobiliare

Al contrario, con il termine accorpamento di un’unità immobiliare si intende l’unione di due o più unità immobiliari, con lo scopo di generare un’unica unità di dimensioni maggiori.

Il frazionamento è molto più richiesto sul mercato, rispetto all’accorpamento. Solitamente si decide di dividere una grande abitazione per accontentare tutti gli eredi o per motivi economici, anche in caso di affitto o vendita dell’immobile stesso.

Frazionamento urbanistico e frazionamento catastale

Innanzitutto dobbiamo fare una distinzione tra frazionamento urbanistico e frazionamento catastale.

Frazionamento e accorpamento
Frazionamento e accorpamento

Il frazionamento catastale consiste nella registrazione presso il Catasto della suddivisione dell’immobile in due o più unità, a prescindere dai lavori di ristrutturazione e suddivisione effettuati.

Il frazionamento urbanistico, invece, riguarda gli interventi edilizi effettuati con lo scopo di creare due o più unità distinte e comprendono le modifiche apportate alla pianta originaria dell’immobile, depositata negli uffici del Comune di pertinenza.

Frazionamento e accorpamento sono manutenzione straordinaria

I lavori di frazionamento e accorpamento di un’unità immobiliare sono oggi lavori di manutenzione straordinaria. Tuttavia, precedentemente non era così.

Fino ad alcuni anni fa, per questo tipo di interventi di ristrutturazione pesante. Ciò vuol dire che necessitavano del permesso di costruire e del pagamento dei relativi oneri al comune di pertinenza.

Dopo il Decreto Sblocca Italia, del 2014, questo tipo di lavori sono entrati a far parte degli interventi di manutenzione straordinaria.

Ciò vuol dire che per iniziare i lavori è sufficiente una comunicazione di inizio lavori asseverata e non vi è nessun onere da pagare. Inoltre, essi rientrano tra gli interventi agevolabili e aventi diritto ad alcune detrazioni, come il Bonus Ristrutturazioni.

Procedure da seguire

Prima di iniziare un lavoro di frazionamento o accorpamento di una o più unità immobiliare dobbiamo essere a conoscenza delle diverse procedure da seguire.

Frazionamento e accorpamento
Frazionamento e accorpamento

Innanzitutto dobbiamo sapere che questo tipo di ristrutturazione è regolata dal regolamento edilizio del Comune di pertinenza, il quale, inoltre, è l’unico ente autorizzato a consentire l’inizio dei lavori.

La prima cosa da fare è la comunicazione al Comune dell’inizio dei lavori, attraverso la CILA (Comunicazione di inizio lavori asseverata, presentata da un tecnico abilitato.

Dopodiché dobbiamo, eventualmente, aggiornare le planimetrie delle nuove unità immobiliari al Catasto.

A questo punto possiamo iniziare i lavori di ristrutturazione per il frazionamento o l’accorpamento dell’unità immobiliare.

Infine, dobbiamo presentare il Certificato di collaudo a conclusione dei lavori.

Nel caso in cui non ci siano effettivi lavori di ristrutturazione dobbiamo comunque richiedere al Catasto l’assegnazione di due subalterni differenti. Inoltre, dobbiamo presentare ugualmente anche la CILA al comune.

Quali documenti occorrono

La parte burocratica che più richiede impegno e tempo è la presentazione della CILA. Per presentare la Comunicazione di inizio lavori asseverata al Comune abbiamo bisogno dei seguenti documenti:

  • Atto di proprietà.
  • Titolo abilitativo dell’opera.
  • Relazione e progetto firmato da un professionista abilitato.
  • Reversali e pagamenti dei diritti di segreteria.
  • Documento unico regolarità contributiva.

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